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I marmi antichi nel riuso cosmatesco

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La Cattedrale cosmatesca di Civita Castellana. Atti del convegno internazionale di studi... Dario Del Bufalo I marmi antichi nel riuso cosmatescoI marmi antichi nel riuso cosmatesco

/ Dario Del Bufalo. – Estratto da: La cattedrale cosmatesca di Civita Castellana. Atti del Convegno Internazionale di Studi (Civita Castellana, 18-19 Settembre 2010) a cura di Luca Creti. – Roma: L’Erma di Bretschneider, 2012. – P. 168-184.

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E’ uscito il mio ultimo volume: “Porphyry” per l’Editore Umberto Allemandi in lingua inglese e italiana

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Porphyry CoverDario Del Bufalo Cairo Busto di DioclezianoPorfodo Rosso Imperiale Potere e Religione

Un busto di Cavour in Porfido Egiziano

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Camillo Benso Conte di Cavour busto di Porfido Rosso Imperiale EgizianoRoma. Nella Sala Azzurra del Palazzo Senatorio in Campidoglio è conservato un busto in Porfido Rosso Imperiale d’Egitto che ritrae Camillo Benso Conte di Cavour. Questo ritratto è alto circa 82 cm e rappresenta un Cavour abbastanza giovane a circa 45 anni e sicuramente dopo il 1856, data nella quale ricevette la medaglia che porta al collo, che rappresenta l’Ordine Supremo della Santissima Annunziata. Il motto di RTFE sulla catena è ribaltato rispetto alla più canonica versione FERT introdotta da Amedeo VIII nel 1409. Il busto è eseguito in maniera magistrale non solo dal punto di vista della lavorazione tecnica del marmo da scultura più duro in natura ma sembra dare a Cavour un’espressione mai vista di un sorriso accennato quasi beffardo e con un ciuffo in testa alquanto hard rock… La base poi, in Porfido Verde di Grecia o Serpentino, è tagliata con una precisione maniacale. Lo scultore è Serafino Granchielli e il busto fu acquistato dal Consiglio Comunale nel 1884, proveniente dal Museo Barracco.

Dario Del Bufalo, Porphyry. Red Imperial Porphyry, Power and Religion. Torino, Allemandi & Co. 2012.

Il vaso di Cassiano Dal Pozzo in mostra a Castel Sant’Angelo

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Il vaso di Serpentino Verde disegnato da Cassiano Dal Pozzo nel suo Museo Cartaceo è in mostra a Castel Sant’Angelo dal 28 Giugno all’8 Dicembre 2012 per la rassegna I Papi della memoria, proveniente dal Museo Civico di Bologna dove decora la crociera del Monetiere di Benedetto XIV.
Vedi articolo Ritrovato il vaso di Cassiano Dal Pozzo

Written by Dario Del Bufalo

luglio 16, 2012 at 9:23 am

Pubblicato su Marmi colorati

MAGISTER VITELLIVS SETINVS A “SPOLETO ARTE”

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Chiude la serie delle singolari personalità, presenti a Spoleto Franco Vitelli, di erà incerta, benché se ne abbiano notizie fra il 1282 e il 1299. Egli è l’ultimo dei Cosmati che, nelle chiese romane, hanno composto con gusto classico e fantasie orientali, tappeti di pietra, in mirabili intarsi geometrici, che sfidano il tempo. E non soltanto per la eletta misura formale ma anche perché, come per nessuna esperienza creativa, essi sono fuori dal tempo, in un tempo fermo, che per mille anni, come per altri mille, non evolve in forme nuove. Magister Vitellius agisce così come il lapicida che fu nel XIII secolo. E non produce I’illusione ma la realtà dell’antico, in pavimenti, come tappeti, che sono il corrispondente a terra dei mosaici alle pareti. Non vetri dipinti ma tasselli di pierre dure, di marmo, di pasta vitrea e di oro, pietre antiche di una Roma che non muore mai, la Roma che continua a vivere nella civiltà cristiana, tra Medioevo e Rinascimento, ed è viva anche oggi. Cosi I’ultimo dei Cosmali non restaura ma inventa: egli posa frammenti di marmo derivati da lapidi e colonne di recupero. Guidato dal magistero di Raniero Gnoli e di Dario Del Bufalo, Magister Vitellius ritrova l’ordine perduto come un istinto, coltivato con approfondimento, cultura e studio. Lo troviamo citaro nel 1287 fra i membri della Schola Addestratorum Mappulariorum et Cubiculariorum. Magister Vitellius è il nipote di Giovanni Cosmati, educato tra Subiaco e Civita Castellana e attivo in Santa Maria in Cosmedin e San Benedetto in Piscinula. Ancora non finisce di integrare il pavimento del tempietto del Bramanfe in San Pietro al Montorio. Si perfeziona con i suoi parenti perché sa che il suo magistero è apprezzato in Paradiso. Ombra della perfezione di Dio.

Nei Cosmati ha il suo archetipo l’arte astratta, in perfette geometrie, in una armonia che non si propone con figure, santi e madonne come nei mosaici bizantini, ma si compone in ordinati disegni geometrici. Dunque l’arte astratta nasce tra il XII e XIII secolo e confinua a riprodursi fino a diventare contemporanea, in uno spazio senza tempo, che è anche il nostro tempo. L’arte è contemporanea.

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Franco Vitelli nasce a Sezze, in provincia di Latina, nel 1955. Si laurea all’Accademia delle Belle Arti di Frosinone in scultura. Tutte le sue opere rivelano un’intensa spinta alla sperimentazione e allo studio della tradizione e dell’antichità. Ritrova e riscopre, infatti, negli oggetti del passato il fascino del tempo. Un tempo depositato come una polvere preziosa da rimuovere, per restituire alle opere nuova vita.

L’artista setino intende riconsegnare al presente ciò che potrebbe essere dimenticato o distrutto dagli anni. È questo il lavoro, e anche la missione, di Franco Vitelli, che nel suo opificio Sectilia crea mosaici in marmo utilizzando tecniche raffinatissime e tradizionali.

L’amore per l’arte – per i marmi antichi in particolare – e la capacità di giocare in modo originale con gli abbinamenti materici e cromatici, rendono Franco Vitelli il più esperto artista del settore, tanto che gli è stato commissionato il restauro della Porziuncola di Assisi.

Per mesi, insieme alle sue collaboratrici, ha ricostruito il pavimento del presbiterio della piccola chiesa fuori Assisi, all’interno della chiesa di Santa Maria degli Angeli, sotto gli affreschi del Perugino. Un lavoro lungo e faticoso, condotto in modo rigoroso e appassionato, prestando attenzione a ogni particolare: dallo studio e dalla mappatura del pavimenlo alla numerazione e catalogazione dei marmi fino al restauro finale. Duranle i lavori è stato ritrovato l’originario pavimenro della chiesa, già restaurata da San Francesco nel 1206.

L’opera di Vitelli è mossa da un grande rispetto per il passato e per le testimonianze materiche che il tempo ha consegnato all’attualità storica. Per questo e per il timore di perdere – intervenendo manualmente – l’antico pavimento in cocciopesto, studia un sistema ingegnoso.Inserisce in una piattaforma elevabile il pavimento in marmo ricostruito, custodendolo all’interno di una struttura composta da due cerchi in ferro; ingegna, in questo modo, una sorta di piano rialzabile che consente di staccare la parte rettangolare della superficie rifatta e di mostrare, nel contempo, nella parte sottostante, il pavimento originario.

Ma questo è solo un esempio dell’abilità del maestro laziale. Ha poi contribuito al restauro del Duomo di Gaeta e di Palazzo Colonna a Roma. Nell’aprile del 2012, festeggia a Sezze i vent’anni di attività, con la mostra Sectilia – 20 anni d’arte marmoraria presentata da Dario Del Bufalo, presidente dell’Università dei Marmorari di Roma, di cui l’artista è membro speciale. All’inaugurazione intervengono Vittorio Sgarbi e Folco Quilici, da sempre attenti al genio di Vitelli, il cui talento si esprime non solo nell’uso delle materie prime, nella precisione del taglio, nella raffinatezza degli accostamenti e nell’eleganza delle composizioni, ma anche e soprattutto nella medianica capacità di unire e di mettere in comunicazione il nuovo con l’antico, superando i limiti delle barriere temporali e restituendo all’arte il potere delle emozioni eterne.

A cura di Vittorio Sgarbi

Written by Dario Del Bufalo

luglio 12, 2012 at 12:09 PM

“Porphyry” una monografia sul Porfido Egiziano

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Sto ultimando un volume monografico sul Porfido Rosso Egiziano usato nella Roma Imperiale e anche su tutto il Porfido riusato nel Tardo Antico, nel Medioevo, nel Rinascimento ecc. in Italia e in Europa. Sarà un corpus di opere antiche e moderne che andrà in stampa il prossimo Ottobre, si accettano segnalazioni di opere private o sconosciute (con un commento sul blog o alla mail info@dariodelbufalo.it).

Questo volume sul Porfido Romano avrà un capitolo dedicato alle cave, alla sua estrazione, al suo trasporto. Un capitolo dedicato al valore politico, religioso e simbolico della porpora e del Lapis Porphyrites. Un capitolo sarà dedicato alla storia e allo sviluppo di questo materiale per la ritrattistica in scultura. Un altro capitolo sarà dedicato alla Damnatio ad Metalla e alla Passio dei Santi Quattro Coronati. Infine un grande catalogo con più di mille immagini, tutte corredate da schede su tutti i manufatti artistici e architettonici realizzati in questo mitico marmo.

Porfido Egiziano, Venezia, balconata di San Marco, Testa di Giustiniano II “Rinotmeto” cioè con il naso tagliato, 705 d.C.

Porfido Imperiale, Serbia, Zajecar (Romuliana), Museo Nazionale. Testa del Tetrarca Galerio, inizi IV secolo

Porfido Rosso, Cairo, Museo Egizio, Testa ritratto di Diocleziano, inizi IV secolo

Porfido Romano, Testa di Diocleziano, rinvenuta ad Antiochia oggi data per dispersa, inizi IV secolo

Written by Dario Del Bufalo

giugno 12, 2012 at 9:30 am

Intervista su Vernissage allegato al Giornale dell’Arte di Marzo

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Written by Dario Del Bufalo

marzo 20, 2012 at 11:19 am

Pubblicato su Marmi colorati, Restauri, Scultura

Porphyry

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PORPHYRY – I am preparing a volume about Roman Imperial Porphyry. It is going to be published by Umberto Allemandi & Co of Turin next October. The symbolic power of Egyptian Porphyry  for Imperial Rome was connected to the latin Porphyra (purple) meaning power and regality and will lead to the Porpora of the Popes of the christian Rome. Red Porphyry by romans was called Porphyrites.

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Red Porphyry head from the sarcophagus of Santa Costanza in the Vatican Museum, Rome, private collection.

Egyptian Porphyry head from the sarcophagus of Santa Costanza in the Vatican Museum, London, V&A Museum.

Roman Porphyry head from a large labrum, Vicenza, Civic Museum.

Imperial Porphyry head from the large labrum in the courtyard, Naples, Archaeological Museum.

Written by Dario Del Bufalo

marzo 8, 2012 at 2:30 PM

Un San Michele prezioso a Lucca

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La Chiesa di San Michele a Lucca è molto antica ed è fondata sulle rovine del Foro della Luca Romana.

I primi documenti la riportano attiva già nell’VIII secolo ma la fantastica forma attuale  è del XII secolo. Il suo stile è una meraviglia di mix tra Romanico – Gotico – Rinascimento… ma di quella “rinascita” dell’Antico che fa di questa chiesa un vero oggetto di design classico e sicuramente la prima “neoclassica” nel senso vitruviano. Ma la nostra attenzione è tutta per la statua del San Michele posizionata come un enorme acroterio sull’alto timpano.

Magnifica scultura lapidea rinforzata da elementi metallici di bronzo che hanno acquistato una patina turchese che ha del divino, ci incuriosisce però per i suoi materiali preziosi, che la decorano negli occhi (suoi e del drago) e nelle vesti con pietre dure come il Porfido, il Serpentino, Agate e Corniole. La leggenda popolare addirittura vorrebbe che in un anello o in una decorazione del vestito fosse incastonato un diamante o uno smeraldo che solo ad una certa ora del giorno il sole farebbe brillare in maniera accecante. Molti abitanti della vecchia guardia sostengono di aver visto l’alchemico scintillio. Il fatto vero ed unico è che questa meravigliosa statua ha veramente incrostati su di se pietre preziose e semipreziose come l’Agata quasi zaffirina dei suoi occhi, calcedoni bruni come bottoni, Porfido e Serpentino che decorano le vesti insieme a Lapisladzuli e paste vitree o come gli occhi del drago che sono di Corniola arancione. Mi riprometto presto di fare un’analisi più approfondita con nuove ricognizioni fotografiche più dettagliate.

 

Marmorari Magistri Romani di Dario Del Bufalo. Roma, L’Erma di Bretschneider, 2010

Written by Dario Del Bufalo

dicembre 15, 2011 at 12:27 PM

Transenne longobarde riusate dai Cosmati

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Nella Cattedrale di Segni nell’anno 1923 è stato composto un altare dedicato a San Bruno (vedi foto) praticando un moderno riuso di tre paliotti cosmateschi risalenti al 1223, anno in cui Onorio III celebrò il centenario della morte di San Bruno.   La curiosità consiste nel fatto che i Marmorari del Papa nel XIII secolo avevano già operato un riuso, in quanto i mosaici cosmateschi sono inseriti su un supporto lapideo formato da transenne longobarde (vedi foto del retro dei paliotti) scolpite in bassorilievo con ornati fitomorfi e zoomorfi e probabilmente appartenenti alla stessa Cattedrale ma facenti parte del suo arredo liturgico del X secolo.

Segni, Cattedrale. Altare di San Bruno nel suo adattamento attuale che risale al 1923, nel quale sono stati riusati dei paliotti cosmateschi

Segni, Cattedrale. Altare di San Bruno. Transenna longobarda riusata come supporto per i paliotti cosmateschi dell'altare di San Bruno

Segni, Cattedrale. Altare di San Bruno. Transenna longobarda riusata come supporto per i paliotti cosmateschi dell'altare di San Bruno

Estratto da Marmorari Magistri Romani di Dario Del Bufalo. Roma, L’Erma di Bretschneider, 2010.

Written by Dario Del Bufalo

giugno 28, 2011 at 9:50 am